Articolo d'archvio

Daniele Scarpa – Il campione solidale di outrigger canoa polinesiana

Articolo originale di Daniele Scarpa

Biografia

Testardo, determinato, talvolta burrascoso: Daniele Scarpa è sempre stato fuori dagli schemi.

Da ragazzino andava a scuola in canoa. Da atleta si allenava seguendo la scia delle motonavi. Da poliziotto pattugliava i fiumi con il kayak.

È un uomo legato profondamente alla sua terra e all’acqua. Un sognatore, un personaggio consapevole di sé.

Nato a Venezia il 3 gennaio 1964, ha gareggiato nel K2, 500 e 1000 metri, partecipando a quattro Olimpiadi. Ha conquistato la medaglia d’oro nel K2 1000 metri, in coppia con Antonio Rossi, ad Atlanta nel 1996.

È sposato con Sandra Truccolo, un incontro che ha avuto un ruolo centrale nella sua vita.

Associazione Canoa Republic

Daniele e Sandra: campioni “contro”

Con due Coppe del Mondo, due titoli mondiali e un oro e un argento olimpici, Daniele Scarpa ha scelto di ribellarsi a un sistema sportivo che non condivideva. Questa scelta gli è costata cara.

Sandra Truccolo, due volte campionessa del mondo, una volta d’Europa, e vincitrice di due ori paralimpici ad Atlanta e Sydney, è la prova concreta che l’integrazione per le persone con disabilità è possibile. Il loro incontro è diventato il motore di un progetto condiviso.

È una storia di passione, sacrificio, emozioni, dolore, coraggio e determinazione. La storia di due atleti che inseguono con ostinazione i propri ideali, nello sport come nella vita.

Oltre a essere due olimpionici, Daniele e Sandra sono due persone fortemente indipendenti. Insieme hanno fondato Canoa Republic, con Sandra nel ruolo di presidente. L’associazione insegna l’arte della pagaiata a giovani e persone con disabilità, offrendo loro strumenti per sviluppare fiducia e autonomia.

Uno degli approcci formativi più diretti è far cadere subito in acqua gli allievi per studiarne la reazione. Come spiega Daniele: “Devono sapere che anche sotto un metro d’acqua si può tornare a galla. Forte è chi riesce a superare i propri limiti”.

Molokai Hoe 2010

Per la prima volta nella lunga storia del Molokai Hoe – la più prestigiosa gara di canoa polinesiana al mondo – partecipa anche una squadra quasi interamente italiana e trentina.

L’obiettivo non è solo competitivo, ma anche esperienziale: far conoscere e diffondere l’outrigger, una disciplina ancora poco praticata in Italia.

Il 10 ottobre 2010, nella 58ª edizione della gara alle Hawaii, l’Italia sarà rappresentata da Luca Barnaba, Nicola Zanella, Lorenzo Roccabruna (atleti del Xtreme Drago Team), affiancati da Daniele Scarpa e Nicola Zamuner, entrambi nomi di rilievo negli sport di pagaia.

La gara prevede l’attraversamento del canale Ka’iwi tra le isole di Ohau e Molokai, lungo 38 miglia (circa 70 km), su canoe a sei posti dove si alternano nove pagaiatori. I cambi avvengono in mare, con la canoa in movimento. I team più veloci completano il percorso in meno di cinque ore; gli altri impiegano fino a sette ore e mezza.

La partecipazione italiana nasce dalla volontà di misurarsi con i migliori atleti del mondo e promuovere uno sport adatto a tutti, dai bambini alle persone con disabilità.

L’esperienza è parte di un progetto sostenuto da Xtreme Drago Team con UISP Trentino e Lega Acquaviva Uisp, che vuole incentivare la pratica della canoa come attività accessibile e inclusiva.

L’outrigger favorisce la socializzazione e l’importanza del singolo nella squadra. Non richiede abilità fisiche particolari e si svolge in ambiente naturale, promuovendo rispetto e connessione con la natura.

La sfida (Pirano – Venezia)

“Vale più di un oro olimpico, per il valore umano e sportivo”: così Daniele Scarpa ha descritto l’impresa compiuta con il sessantacinquenne non vedente Tibaldo Zamengo, lungo l’antica rotta del sale da Pirano a Venezia.

Partiti all’alba, hanno percorso 100 km in kayak doppio in 10 ore e mezza, mantenendo una media di 6,5 nodi orari e 90 pagaiate al minuto, per un totale di circa 54.000 colpi a testa.

All’arrivo a Venezia sono stati accolti dal vicesindaco Alberto Manzin e dalla comunità italiana. Ad accompagnarli c’era il team italiano in canoa polinesiana a sei posti, in preparazione per il mondiale alle Hawaii.

Il viaggio, sotto il sole estivo, è stato reso difficile da crampi e affaticamento. Ma l’obiettivo è stato raggiunto: arrivare alla Bucintoro per il Redentore e lanciare la nuova scuola di Stand Up Paddling.

L’impresa ha anche uno scopo solidale: raccogliere fondi per pozzi d’acqua in Kenya, mettendo all’asta il kayak usato.

Questa sfida vuole sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della disabilità visiva. Tibaldo, cieco da dieci anni, racconta con intensità le sensazioni del mare: l’onda che si infrange, i frangenti che sollevano lo scafo, il vento e il sale sulla pelle.

Per lui, pagaiare è vita. E per Daniele, la vera vittoria è quella con sé stessi e con la natura.

A guidare l’impresa come imbarcazione di supporto sarà la goletta dell’amico Adriano Giacomelli. L’iniziativa sarà presentata alla stampa presso la sede della Reale Società Canottieri Bucintoro, con la collaborazione del dottor Filippo Ongaro e dell’Istituto Ismerian per l’assistenza medico-scientifica.

Prima della traversata, Tibaldo e Daniele saranno presenti ai Campionati Italiani Master ad Auronzo di Cadore. Dalle brevi distanze olimpiche ai 100 km tra Slovenia e Italia, tra le coste istriane e il Lido di Venezia.

La sfida è aperta anche ad altri pagaiatori, ma il duo Scarpa/Zamengo ha già lanciato il guanto.

La denuncia

Nel 1994 Daniele Scarpa denunciò l’utilizzo del Liposom Norm, un farmaco vietato che sostiene gli sia stato somministrato a sua insaputa prima dei mondiali di canoa.

Ne seguì un periodo complesso: tra il 1997 e il 2000 subì due radiazioni dalla Federazione Italiana Canoa, poi annullate in appello.

Scarpa, che avrebbe potuto essere ricordato come un poliziotto in pensione e uno dei più decorati atleti delle Fiamme Oro, è rimasto l’unico atleta radiato dello sport italiano.

Alla denuncia seguirono ulteriori accuse verso un sistema sportivo che, secondo lui, non tutela gli atleti più giovani e che resta ancora oggi segnato dal doping.

“Esiste un mercato sommerso”, spiega, “e ricevetti anche proposte dirette. Il problema è che molti si aspettano che tu accetti”.

Nel 1990 la lettura del libro Campioni senza valore di Sandro Donati lo portò a riflettere sulle dinamiche del doping.

Scarpa decise quindi di affidare la propria preparazione al laboratorio del prof. Dal Monte del Coni, ma si scontrò con la Federcanoa che preferiva l’équipe del prof. Conconi.

Nel 1992 fu squalificato per 10 mesi (poi ridotti a 4). Due anni dopo, ai mondiali di Città del Messico, gli fu somministrato il Liposom dal medico federale Gianni Mazzoni, senza indicarne l’assunzione nel controllo antidoping.

Pochi giorni dopo, un prelievo di sangue rivelò valori alterati. Da qui iniziò una battaglia personale per chiarire la questione.

Scoprì che il Liposom era un antidepressivo presente nella lista delle sostanze dopanti del CIO, e che veniva usato già dal 1992 nella squadra nazionale.

Nel tempo, altri atleti lo contattarono, preoccupati per le conseguenze sulla salute. La commissione ministeriale della sanità ha in seguito definito il Liposom a rischio BSE (morbo della mucca pazza).

Scarpa ha presentato esposti in cinque procure e chiede oggi l’istituzione di una commissione medica che faccia chiarezza e garantisca tutela agli ex atleti.

Questo articolo è ispirato a una versione pubblicata in passato e disponibile su Archive.org. L’autore originale detiene tutti i diritti.
Questa è una versione rielaborata per finalità storiche e divulgative.
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