Articolo d'archvio

Michele Pontrandolfo – Amare la vita per rispettare il mondo

Articolo originale di Michele Pontrandolfo

Sono nato a Pordenone l’8 novembre 1971. Nella primavera del 1997 ho ottenuto il brevetto di primo livello alla Scuola Speleologica della mia città e ho iniziato un’intensa attività esplorativa, visitando numerose grotte in Friuli e nel vicino Veneto. In parallelo, mi sono avvicinato al mondo della montagna, intraprendendo l’alpinismo e scalando, insieme ad alcuni compagni, diverse vie di roccia lungo tutto l’arco dolomitico. Ho praticato con passione sci alpinismo, arrampicata su roccia e su ghiaccio, e alpinismo in alta quota, sempre con il massimo rispetto per i miei limiti.

Con circa 400 lanci in caduta libera da 4000 metri (e uno da 5700), ho iniziato il mio percorso in montagna insieme ad amici esperti. Le prime esperienze sono state fondamentali per formarmi. Ho sempre frequentato l’ambiente alpino con chi aveva maggiore esperienza, e da loro ho imparato a non sottovalutare nulla, ad ascoltare la natura, ad analizzare le difficoltà con umiltà e consapevolezza. L’insegnamento più prezioso che porto con me è la consapevolezza dei propri limiti, che mi ha permesso di evitare situazioni rischiose.

Con il tempo ho acquisito una certa sicurezza e una buona capacità di adattamento agli imprevisti. Questo non significa che mi senta infallibile, ma so affrontare la montagna e gli ambienti estremi con equilibrio e determinazione.

Nel 1998 ho deciso di scalare in solitaria la parete nord della Marmolada di Punta Roca, lungo la via conosciuta come dei “Finanzieri” o “Meringa”. Si tratta di una linea di ghiaccio lunga circa 200 metri, con una pendenza che raggiungeva i 70 gradi. La difficoltà maggiore non era tanto tecnica quanto psicologica: ero solo, con due piccozze, tre viti da ghiaccio e nessuna possibilità di aiuto. Ogni errore poteva costarmi la vita. L’impresa si è conclusa con successo e da quel momento il ghiaccio è diventato parte integrante della mia vita.

Nel 2000 ho attraversato la Groenlandia da est a ovest, percorrendo 600 chilometri in 32 giorni insieme a tre compagni. Nel 2004 ho raggiunto in solitaria il Polo Nord Magnetico.

Intervista per Veri Eroi

A che età hai iniziato le esplorazioni nei ghiacci e cosa ti ha spinto a farlo?
A 28 anni, con l’organizzazione della mia prima spedizione. È stata la passione per gli ambienti glaciali a spingermi.

Qual è la sensazione più intensa durante le esplorazioni?
Una libertà totale.

Quali esercizi reputi fondamentali nella tua preparazione fisica?
La corsa è alla base, anche se integro con altre attività più specifiche.

Come riesci a conciliare allenamento, organizzazione e vita personale?
È impegnativo. Tra allenamenti, ricerca di sponsor, contatti con i media, preparazione delle conferenze, lavoro su foto e video, la giornata è sempre piena. Ma l’obiettivo finale mi dà la forza per proseguire.

Un consiglio per chi vuole iniziare?
Serve determinazione. Organizzare un’esplorazione polare è molto complesso. Occorre anche molta umiltà per imparare da chi ha più esperienza.

Prossimi progetti sportivi e personali?
Probabilmente qualcosa a febbraio 2013, ma al momento nulla di certo.

C’è qualcosa che non rifaresti?
No, mi piace esplorare nuove discipline. Lo sport è per me uno stile di vita, una forma di forza interiore.

Che ruolo ha il ghiaccio nella tua vita?
Dopo 15 spedizioni polari è diventato una costante, quasi un compagno. Anche quando sono a casa, cerco nelle montagne del Friuli dei rimandi all’Artico. È un legame profondo.

La lezione più importante appresa?
Amare la vita. Dopo il 77° parallelo, l’ambiente è invivibile. È solo l’amore per la vita che mi tiene vivo.

Cosa cerchi nei ghiacci, nonostante le difficoltà?
Le mie spedizioni hanno sempre un obiettivo geografico preciso. Non vado per divertirmi, il freddo e la fatica sono costanti. È una sfida, non una vacanza.

Come vivi una rinuncia?
Come parte del gioco. Quattro spedizioni non sono andate a buon fine. In ambienti come l’Artico, non si può promettere una vittoria.

“Sono andati più uomini sulla Luna che soli al Polo Nord”…
È vero. Le spedizioni solitarie ai poli sono rarissime. Solo due persone hanno compiuto un’impresa del genere.

Parlaci della tua traversata in Groenlandia nel 2012.
È stata un’esperienza unica: 2315 chilometri da sud a nord, in completa autonomia, con due slitte cariche di viveri. Per la prima volta ho usato delle vele per il traino. Una spedizione complessa e soddisfacente. Sono l’unico italiano ad aver attraversato la Groenlandia in quel modo.

E la prossima spedizione al Polo Nord nel 2013?
Ne parlerò solo quando avrò la certezza di partire. Per ora incrocio le dita.

Esplori il mondo per sentirti vivo?
Esploro l’Artico perché lo amo. Non lo faccio per “sentirmi vivo”, non significherebbe che altrove non lo sia.

Che rapporto hai con il silenzio dei ghiacci?
Il silenzio è strano: non mi fa dormire. Dopo forti bufere, il silenzio mi mette in allerta. Ma è anche affascinante, perché non esiste nel nostro quotidiano. Nell’Artico, quando tutto tace, l’unico suono che percepisci è quello del sangue che scorre nelle vene.

Hai mai provato paura?
Sempre. Anche solo pensando a ciò che dovrò affrontare. Ma è proprio la paura che mi fa tornare a casa.

Un messaggio per i lettori?
Amate la vita. È il primo passo per rispettare il mondo.


Visita il sito di Michele Pontrandolfo
www.michelepontrandolfo.com

Groenlandia 2012
http://groenlandia2012.gazzetta.it

Questo articolo è ispirato a una versione pubblicata in passato e disponibile su Archive.org. L’autore originale detiene tutti i diritti.
Questa è una versione rielaborata per finalità storiche e divulgative.
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