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Giacomo Agostini: “Nel cuore solo le due ruote”

Articolo originale di Giacomo Agostini

Nel cuore solo le due ruote

Giacomo Agostini, nato a Brescia il 16 giugno 1942, è uno dei nomi più rappresentativi nella storia del motociclismo sportivo. Con 15 titoli mondiali conquistati, è considerato da molti il pilota più vincente di tutti i tempi.

La sua passione per le moto si scontra fin da subito con il desiderio del padre, che lo avrebbe voluto ragioniere. L’approvazione alla carriera sportiva arriva quasi per errore, quando il notaio di famiglia, confondendo motociclismo con ciclismo, suggerisce che un po’ di sport avrebbe fatto bene al giovane Giacomo.

Quell’equivoco fu l’inizio di una carriera straordinaria. Con 122 vittorie nei Gran Premi (54 nella classe 350, 68 nella 500), 37 podi e oltre 300 successi totali, Agostini ha lasciato un segno indelebile nel mondo delle due ruote. A soli 19 anni partecipa alla sua prima gara, la Trento-Bondone, dove arriva secondo: un risultato inaspettato che rafforza la sua convinzione. “Non ho mai pensato ad altro, per me esistevano solo le moto e le corse”.

Il primo grande salto avviene nel 1961, quando Alfonso Morini lo chiama a correre nel Gran Premio delle Nazioni a Monza. L’esperienza con la Morini 250 è promettente, ma non sufficiente a livello internazionale. Così, nel 1964, Agostini entra a far parte della scuderia MV Agusta, dove comincia a costruire la propria leggenda.

Il debutto con la nuova casa è vincente: già alla prima gara della stagione, a Modena, conquista la vittoria. Nel 1966, con il passaggio alla classe 500, arriva il suo primo titolo mondiale. Da quel momento, il dominio è costante fino al 1972, nonostante la crescente concorrenza, in particolare da parte di Saarinen e della Yamaha.

Il 1973 è un anno difficile. La MV Agusta perde competitività e Agostini non riesce a confermare il titolo nella 500. La tragedia colpisce il mondo delle corse con la morte di Renzo Pasolini e Jarno Saarinen a Monza, evento che colpisce profondamente anche Agostini: “Erano rivali in pista, ma amici nella vita. Episodi come questi ti obbligano a riflettere, ma la voglia di correre prevale sempre”.

Nel 1974 arriva il passaggio alla Yamaha, dove collabora allo sviluppo della YZR500 OW20. Il debutto con la nuova moto avviene alla 200 Miglia di Daytona, e Agostini conquista la vittoria. Trionfa anche a Imola, ma la stagione è segnata da episodi sfortunati, come la rottura del serbatoio a Imola quando era in testa. Si consola con il titolo mondiale nella 350.

Nel 1975 torna a imporsi nella classe 500, conquistando il quindicesimo e ultimo titolo mondiale. La Yamaha, con una strategia nuova, comincia a puntare anche su giovani piloti. Tra questi emerge Jonny Cecotto, che vince il titolo nella 350.

Nel 1976, non trovando un accordo con Yamaha, Agostini accetta la sfida di riportare in pista la MV Agusta, ormai fuori dalle competizioni ufficiali. Crea il team API-Marlboro, con tecnici e meccanici del vecchio reparto corse. I risultati sono limitati, ma regala le ultime storiche vittorie alla casa varesina: ad Assen nella 350 e al Nürburgring nella 500.

Nel 1977 vince la sua ultima gara ufficiale, il Gran Premio di Formula 750 a Hockenheim. A fine anno, annuncia il ritiro dal motomondiale.

La parentesi automobilistica

Dopo il ritiro dalle due ruote, Agostini si dedica alle corse automobilistiche. Nel 1978 corre in Formula 2 con una Chevron motorizzata BMW, per poi passare alla Formula 1 Aurora nelle stagioni successive, guidando una Williams FW06. I risultati sportivi non sono all’altezza del passato, ma sul piano dell’immagine e degli sponsor l’operazione si rivela positiva. Nel 1980 chiude definitivamente la carriera agonistica.

Oltre le gare

Agostini è stato uno dei primi sportivi italiani a gestire la propria immagine in chiave manageriale. La sua popolarità gli ha aperto le porte del mondo dello spettacolo e della pubblicità, diventando un volto noto anche fuori dalle piste. Ha recitato in fotoromanzi, film e ha prestato la sua immagine a importanti campagne pubblicitarie.

Sul significato della moto, afferma:
“La moto è qualcosa di speciale: dà una libertà che l’auto non può offrire. Ma va rispettata. È come un’arma carica, può diventare pericolosa in ogni momento. Richiede attenzione, rispetto per le regole e per la strada”.

Visita il sito ufficiale:
www.giacomo-agostini.com

Approfondisci su Wikipedia:
Profilo Wikipedia di Giacomo Agostini

Questo articolo è ispirato a una versione pubblicata in passato e disponibile su Archive.org. L’autore originale detiene tutti i diritti.
Questa è una versione rielaborata per finalità storiche e divulgative.

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